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MP3 suite - Prima del Vero

Indie Rock, Prog

11 MP3 Songs
ROCK: Modern Rock, ROCK: Progressive Rock



Details:
“…Il nome Suite appena proposto ci accomunò subito. Ci piace l''idea che può stare nascosta in questa parola: quella di una camera spaziosa, fatta per essere abitata da persone comunque sempre in viaggio, in cerca. E poi semplicemente perchè ci piace. Perchè suona anche senza di noi. Perchè è un nome comodo come la più bella tra le camere di un albergo. Perchè ci sentiamo ogni giorno, sopratutto quando usiamo i nostri strumenti, i Suite…”

Le radici dei Suite si basano sull’attitudine Live dei cinque componenti. In tutti i brani composizione e arrangiamento si evolvono di pari passo seguendo un’idea di suono comune. Infatti le diverse personalità di ogni musicista sono alla base dell’originalità di ogni pezzo, dove è facile cogliere sfumature provenienti da generi musicali differenti tra loro, dal jazz all’ Indie-Rock, passando per la Musica Classica e quella dei Beatles.

Questa è la nostra Suite….

Paolo Contissa: voce, chitarra,cori
Davide Nicodemi: piano, rhodes, hammond, synt, cori
Matteo Zucconi: basso, contrabbasso, cori, chitarra
Emiliano Galati: chitarra
Riccardo Frisari: batteria, percussioni, cori

I componenti del gruppo si conoscono e suonano insieme già dalle scuole superiori, tuttavia è solo nell’estate del 2003 che nascono ufficialmente i Suite. Nell’aprile del 2004 si autoproducono il loro primo Ep, contenente 7 brani, che riceve ottime recensione dalla stampa specializzata, contemporaneamente partecipano alle più prestigiose rassegne musicali italiane. Novembre 2006 segna l''uscita del primo disco ufficiale, prodotto dalla YugenMusic, dal titolo "Prima del Vero" che attualmente stanno promuovendo in un club-tour per tutta la penisola.

"Prima del Vero" - RECENSIONI:
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indie for bunnies
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Mattina pigra e indolente, il grigio piega il cielo e sfuma nell’acqua. La fortuna di potersi affacciare e osservare un poco di mare, anche se lontano. Una stanza abbastanza grande da farci stare un bel po’ di cose, e un disco che ti accompagna e riempie gli spazi vuoti delle tue pareti mentali. E’ vero, queste canzoni sono come delle grandi stanze, piene di spazio ma comunque finite, ampie e piene di aria fresca. Musicalmente vi confluiscono un bel po’ di influenze , soprattutto una certa attitudine britpop psichedelica, di quelle che riempiono i brani di curve improvvise e virate melodiche spezzate da escursioni strumentali e algide soluzioni armoniche. Quello che viene fuori sono delle composizioni molto compatte eppure sfuggenti e di assoluto fascino, in cui le chitarre sono spesso in primo piano e vengono spezzate da incursioni pianistiche e da tastiere sintetiche. I testi svolgono appieno il compito di introspezione senza perdersi in inutili lirismi fini a se stessi tipici di chi vuole stupire con il cantato in italiano a tutti i costi. Ci sono momenti in cui mi sono perso nella bellezza di certe canzoni, come nella seconda parte di “Parole per chi sei”, in cui tutti i suoni svaniscono e resta un pianoforte, una batteria timida ed una voce languida che poi riprende la corsa e cresce. E quello stesso pianoforte apre la successiva “Aria e nuvole” , suggestiva ballata da viaggio notturno che ricorda nella struttura certe cose dei gruppi dream pop come i My Morning Jacket.
Personalmente credo proprio in brani come questo i Suite riescano a tirare fuori il meglio dalla propria musica, che comunque resta sicuramente sempre una spanna sopra quella proposta da tanti gruppi italiani ben più conosciuti. Una maturità già acquisita che di sicuro ha ancora tanto da offrire nell’immediato futuro. Nonostante i brani non siano propriamente di struttura classica danno l’impressione che dal vivo possano risplendere di una luce ancora nuova e sorprendente. Quindi segnatevi questo nome e se dovessero capitare dalle vostre parti, siete stati avvisati, non dite che nessuno ve l’aveva detto. Giornata pigra e indolente torno da te, ho la musica adatta adesso.

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RockLab
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L’ EP della scorsa stagione aveva già chiarito doti e qualità di questo straordinario gruppo bolognese. Con ''Prima Del Vero'', primo vero album dei Suite su Yugenmusic, i nostri finalizzano splendidamente la loro proposta attraverso un rock raffinato e profondo, destinato ad ascoltatori sensibili. Realizzato tra Bologna e San Francisco, ''Prima Del Vero'' ci riporta tra melodie tipicamente Beatles, tra atmosfere ora rarefatte, ora più gioviali e festaiole, marcando un incedere decisamente personale. Liriche intelligenti si accompagnano ad arrangiamenti sempre curati, come quelli palesati su “E il centro?”, già sentita sull’EP e qui rinnovata nel suo vigore sonoro, oppure quelli su ”Quadri Bianchi”, notevole nei ricami del synth di Davide Nicodemi, arricchita anche da alcuni interventi di una sezione fiati sul finale. Composizioni come “Parole per chi sei” o “Di pioggia mi perdo” o ancora “Aria e nuvole”, incredibilmente liquide e delicate, hanno il potere di spostarti nell’aria, di farti chiudere gli occhi e guidarti verso lidi emozionali in cui sprofondare a lungo. Suonato divinamente, interpretato e pensato con il piglio del grande artista, ''Prima Del Vero'' è uno di quei dischi che ti risolleva da una giornata storta, che ti strappa il sorriso che scaturisce da un brivido ed ha il merito infinito di nascondere particolari che si rivelano solo dopo accurati ascolti. Proprio come succede nei grandi dischi. Tra le meraviglie emerse dall’ascolto del disco, senza voler mancare nei confronti degli altri Suite, il cui operato è ben oltre la soglia della classe, mi si conceda in chiusura un lungo applauso all’eccellente lavoro vocale di Paolo Contissa, sia esso in chiave di creazione, che di performance vera e propria. Nostro Signore lo volle già dotare di squisita timbrica, egli se ne accorse e decise acutamente di fare il cantante e di prendere le distanze dai tediosi ed asettici riferimenti italiani moderni, per costruirsi il suo stile, esterofilo quanto basta, infinitamente emozionante. Caro Paolo forse tu non sai in quanti hanno da imparare da te. Chapeau.

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RockIt
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Ghiaccio che si scioglie al sole. "Prima del vero", album dei Suite, non è solo il primo cd ufficiale della band bolognese, ma anche il primo pezzo in catalogo per Yugenmusic. Le aspettative sono alte. L''intro "?" dura pochi secondi, ma è un biglietto da visita ricco di emozioni, dove la voce di Contissa illumina la natura acquatica e limpida dei Suite attraverso le musiche composte dai suoi compagni. L''inizio della seconda traccia, "Di pioggia mi perdo", si inserisce perfettamente nel suono glaciale e agrodolce già anticipatoci. Una culla acquatica di sonorità alla Bjork nel bel mezzo di un live nella sua Nuova Zelanda. "Anna (divano e tivvu)" e "Quadri Bianchi" danno vita a un cambio di stile repentino. Come in un concerto diviso da intervallo. Spartiacque di diversi periodi. Se le tracce precedenti sembravano scritte in momenti decisamente malinconici, queste toccano atmosfere più frizzanti, più vicine al rock italiano che già avevamo conosciuto con i Negramaro più ispirati. "Il semplice suono che ha" ci riporta alla realtà precedente, la voce di Contissa diventa protagonista e ci incanta con atmosfere che strizzano l''occhio alla Kate Bush in duetto con Peter Gabriel in "Don''t give up". Con "Parole per chi sei", la band sottolinea la propria natura innovatrice, e da qui è uno scivolare continuo verso l''ultima traccia del cd, "!". Una perfetta chiusura a cornice per un gruppo che, a distanza di due anni da un già valido ep, ce l''ha fatta veramente.

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Irene Vanni
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Mi risulta assai difficile stendere una vera e propria recensione per questo CD che ho già ascoltato e analizzato in versione demo senza ridurmi a un commento comparato. E'' certo che la qualità già elevata del lavoro di due anni fa ("Suite - Ep", a cui rimando per eventuali confronti) si è notevolmente innalzata, grazie soprattutto a nuovi arrangiamenti e al missaggio professionale. Noto innanzitutto con piacere che, evidentemente, in passato non devo essere stata l''unica a bacchettare il gruppo per la scelta della tracklist. Dove a un inizio lento e privo, talvolta, di apporto ritmico seguiva un finale più colorato e movimentato, adesso abbiamo quasi un''inversione della tendenza, e questo solo grazie al "cambio di posto" tra i due brani che già in precedenza avevo additato come i pezzi di maggior presa, ovvero la sommessa e introspettiva "La stanza" e la scanzonata "Anna (divano e tivvu)". Il CD è incorniciato da due nuove micro-tracce, nell''ordine "?" e "!" che, in apertura e in chiusura, riprendono in forma pianistica alcune parti del brano più significativo ("e il centro") quasi a voler simboleggiare l''inizio e la fine di questo famigerato punto attorno a cui tutto ruota. In questa traccia la voce ha perso certi toni indecisi che potevano infastidire l''ascoltatore del demo e si è fatta più netta e incisiva. Il breve pezzo pianistico introduttivo, in verità, è seguito da un brano dal testo ridotto ai minimi termini ("Di pioggia mi perdo"), quasi a volersi configurare come una sorta di sviluppo dell''intro, che poi riprende col pezzo vero e proprio ("e il centro") anche se sin da questo episodio ci rendiamo conto che sono stati aggiunti numerosi stacchi pianistici (qui incontriamo addirittura un synth che riprende timbriche e modulazioni del moog). Il ritmo avanza nella tracklist e i brani più cadenzati si spostano all''inizio, come avevo appunto auspicato. "Anna (Divano e tivvu)" resta praticamente invariata, fatta eccezione per un missaggio che mette più in risalto ogni singolo strumento e qualche effetto disseminato qua e là. "Quadri bianchi" acquista addirittura una sezione ritmica assente in origine e il massiccio apporto dei fiati negli episodi di passaggio tra una traccia e l''altra dona all''insieme un sapore più ricco. Tra i nuovi brani spicca "Il semplice suono che ha", una traccia dal retrogusto prog con un ritornello aperto d''impatto immediato. Il finale segue la tipica tendenza del gruppo di mischiare i generi più improbabili e ci porta cronologicamente al seguito statunitense del prog inglese, con un assolo di chitarra riconducibile all''American Stadium Rock dei ''70.L''andamento di "Parole per chi sei", rispolverata dal missaggio, si fa più definito e pulito, arricchito da arrangiamenti più aggressivi rispetto alla monotonia della prima versione. Eliminata la "parte morta" che si adagiava su semplici ripetizioni di accordi della chitarra, ci troviamo di fronte a un suggestivo finale pianistico alla Wakeman. Sempre in riferimento ai nuovi brani, di minor impatto risulta "Aria e nuvole" che, con il suo incedere lento e monotono, rischia di far scivolare il tutto nell''errore del vecchio demo (anche se, indubbiamente, la chitarra in questo lavoro si fa notare di più). L''arrangiamento de "La stanza" risulta più curato rispetto a quello del demo anche se, conformemente all''altro pezzo più riuscito, "Anna (divano e tivvu)", non cambia struttura né particolari suoi aspetti (lo stesso vale per "Giucandido"). Interessanti gli episodi rumoristici tra brano e brano. Quello della porta che "si apre" e "si chiude" su "La stanza" è sicuramente il più significativo e ci riconduce stavolta agli esperimenti proto-prog, per esempio, dei Moody Blues. In definitiva, quel "Li aspetto al varco..." che avevo inserito nel finale della mia recensione all''ep è stato ben ripagato. Al di là dei facili commenti riferiti al paese in cui ci troviamo e alle scelte editoriali delle majors discografiche, i Suite e gli ascoltatori di "Prima del vero" possono senza ombra di dubbio ritenersi soddisfatti.

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MusicMap
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C''è qualcosa che fa ben sperare per il futuro, in questo disco dei Suite: non solo il livello della proposta (che, diciamolo subito, è d''assoluto valore), ma anche, anzi soprattutto, il fatto che questo disco recuperi, spesso e volentieri, certe sonorità anni ''70 o addirittura ''60. Il tutto compiuto, certo, con la sensibilità odierna: non è questa, di certo, una musica che sa di "vecchio". Ma mi fa terribilmente piacere pensare che chi ora, nel nuovo millennio, decide di fare musica, si prenda prima la briga di guardarsi alle spalle. In troppi sono passati, pensando di "inventare" la musica, di stravolgere le 7 note con proposte forzatamente innovative, finendo solo per rendersi inascoltabili. Rispetto, ed amo, chi ha l''umiltà di guardarsi alle spalle. Chi ha la curiosità di scoprire e capire ciò che l''ha preceduto. Poi, certo, il tutto viene metabolizzato e rielaborato secondo il proprio gusto, secondo le proprie intuizioni e caratteristiche moderne: ma senza la presunzione (ahimè, comune a tanti) di far finta di essere i primi, nella storia del mondo, a scrivere musica. Quindi bravi ai Suite: che hanno certamente digerito quintali di proposte antecedenti, per sfornare un prodotto perfettamente inserito nell''odierno. Con il loro talento, con la loro (ma sì, diciamolo) genialità. Ascoltatevi la tastiera finale della splendida "Di pioggia mi perdo", simil PFM, o le atmosfere rispettosamente beatlesiane di "E il centro?", o ancora l''arrangiamento volutamente retrò di "Anna (divano e tivvu)" (in cui si inserisce pure un riff di chitarra a-la Ivan Graziani) e capirete di cosa sto parlando. E poi i testi: curati, veri ed immediati. "Forse non ho imparato: se ho una domanda, già mi do'' la risposta". Oppure ancora: "Cosa ho capito? Forse non serve falsa libertà...". Particolare plauso, poi, alla grafica del disco, curatissima ed inquietante. Un cd grondante di idee. In un periodo nel quale, spiace dirlo, di idee non stiamo esattamente facendo incetta. E quindi bravi Suite. (Andrea Rossi)
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Debutto discografico per i Suite, band Italiana dedita ad un personalissimo rock con influenze pop, jazz ed indie. Dopo la pubblicazione di un ep autoprodotto, la band arriva finalmente a pubblicare questo disco d’esordio intitolato ‘Prima Del Vero’ solo nel 2006, tramite l’etichetta Yugenmusic. Fin dal primo impatto ci accorgiamo che il platter in questione è frutto di un lavoro molto complesso ed articolato, pieno di sfumature e di finezze: spesso assistiamo ad un mix di molto fine e ben calibrato di generi musicali che spaziano dal classico rock-indie di puro stampo italiano a parti jazzistiche ben composte e curate. Il tutto è ben composto, escludendo il pezzo iniziale e quello finale che svolgono la funzione di intro e di outro, da 9 canzoni, tutte molto eterogenee tra di loro ma ben mixate e collegate tra di loro. Si parte con una ‘Di Pioggia Mi Perdo’ molto incentrata sulle curate atmosfere e sui passaggi jazz per poi passare ad una più rock-indie ‘E Il Centro?’, canzone scelta anche come singolo promozionale per il disco, che si dimostra intrigante fin dalle prime note per poi sfociare in un gradevole ed azzeccato ritornello. Anche la successiva ‘Anna (divano e tivvu)’ si muove su coordinate rock molto gradevoli ed azzeccate, il tutto impreziosito da ottime partiture di pianoforte. Più riflessiva è invece ‘Quadri Bianchi’ che mostra ancora una volta le solite influenze rock-indie italiane (Verdena tanto per fare un nome…) ma che unisce anche ad esse partiture di strumenti a fiato che personalizzano ulteriormente il lavoro della band. Il brano ‘Il Semplice Suono Che Ha’ è forse il più articolato di tutti ma anche quello che mette in risalto tutte le buone qualità della band: ottima miscela di strumenti molto diversi tra loro, partiture strumentali molto fini con il giusto tiro ed atmosfere davvero ben realizzate. Il seguente ‘Parole Per Chi Sei’ è probabilmente il brano meno originale del lotto, quello in cui emerge meno l’ottima personalità che la band ha dimostrato di avere nel brani precedenti. Successivamente troviamo una lenta ‘Arte e Nuvole’, che non aggiunge molto a quello che si è sentito fino ad ora, e una ‘La Stanza’ nella quale emerge in primo piano la voce di Paolo Contessa e la chitarra acustica di Emiliano Galati. Chiude il disco una ‘Giucandido’ che ripresenta atmosfere e partiture molto complesse e delicate di puro stampo jazzistico che si mischiano solo nel finale a suoni molto più orientati sul rock. Tirando le somme, non si può che esprimere un parere molto positivo sul lavoro di questa band, soprattutto in considerazione del fatto che questo debutto discografico dei Suite è ricco di idee e di personalità sia dal punto di vista lirico che soprattutto dal punto di vista strumentale. Un ottimo esordio che ha seriamente le carte in regola per emergere dal fin troppo grosso calderone di band rock italiane.

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di Bokal

Un paio d’anni fa mi arrivo un demo di un gruppo chiamato Suite, tutt’altro che aggressivo e nemmeno catalogabile alla voce “rock”, pregno com’era di una sorprendente eleganza pop che mi aveva colpito e che non me la sentivo di lasciare nel dimenticatoio, pur se abbastanza estraneo gli usuali ascolti dei frequentatori di questo sito. Ora mi ritrovo a parlare dello stesso gruppo, accasato ad una etichetta che crede in loro, maturato sia a livello compositivo che nell’uso dei suoni. Limitarsi a parlare di pop-rock sarebbe estremamente limitativo vista la qualità e la varietà proposta: la band non si accontenta di azzeccare alcune melodie orecchiabili (cosa che riesce benissimo in più di un’occasione) ma va alla ricerca di sonorità che guardano piacevolmente al passato per attualizzarle in modo esemplare. Tra una traccia e l’altra si insinuano infatti atmosfere care a certo prog-pop inglese e ad una vaga vena psichedelica che gioca a nascondersi fino alla fine del disco; alcune chitarre leggermente aggressive, una adeguata prestazione vocale ed arrangiamenti di spessore completano il quadro.

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di Marco Tasso
Prima del vero è un album delicato e intenso: undici canzoni in grado di regalare intime emozioni e piacevoli ossessioni. Per introdurre Prima del vero, primo album dei Suite e dell’etichetta Yugenmusic, è essenziale partire dal nome del gruppo. Il termine Suite svela infatti un’inclinazione dei cinque bolognesi nel comporre complesse “camere sonore”, strutturate in più parti e d’ispirazione anni ’60 e ’70. Questo recupero del passato però non resta fine a sé stesso, ma viene amalgamato in un rock sempre pronto a mettere in discussione la propria identità e, per questa ragione, bisognoso di un ascolto attento e paziente; undici composizioni ricercate e inafferrabili anche nelle fasi più dirette, quando la musica si avvicina al pop e i testi allontanano per un attimo la densa introspezione che li avvolge. Dopo un introduzione delicatissima, si parte con la sorprendente Di pioggia mi perdo, rock-pop fragile e etereo per tre minuti, mentre i restanti due sono dominati da una tempesta progressiva che culmina in una pioggia di tastiere stile PFM; aperture pop-psichedeliche (E Il Centro?, Anna (Divano E Tivvù)) anticipano le liquide visioni inquiete di Quadri Bianchi, brano che dimostra l’indiscussa capacità compositiva dei Suite nel creare atmosfere rarefatte e riff ipnotici; degno di segnalazione il finale “acido” con fiati, rumori acquatici e richiami di rane in agonia. Il Semplice Suono Che Ha ripropone sonorità glaciali che si sciolgono nel “solito”scatenato epilogo progressivo, mentre la leggera emozione di Parole Per Chi Sei mette in luce l’immenso talento vocale di Paolo Contissa. L’album si chiude con una piacevole doppia ossessione, propagata dalla voce sibillina di Contissa nella prima parte di Giucandido, e trasformata in ammaliante incubo dall’ingresso di un inquieto basso notturno nella seconda parte del https://www.tradebit.com non finisce qui. C’è ancora !, brano nascosto che riprende il battito finale di Giucandido e lo soffoca in oscuri ritmi trip-hop; a questo punto l’ascoltatore, per ritrovare la luce perduta, non dovrà fare altro che premere play e riscoprire da capo le atmosfere di Prima del vero, sorprendente esordio di un gruppo destinato a fare molta, molta strada.

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